Come sono finita in Svezia

Come sono finita in Svezia

Inizio di una breve storia triste:

 

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17 minuti dopo avevo un volo prenotato per l’Europa.

Lunedì 9 Marzo, nel bel mezzo delle vacanze di primavera, la Juilliard ha comunicato la sospensione dei corsi universitari fino al 29 Marzo. Appena tre giorni dopo, è arrivata invece l’email riguardo la chiusura della scuola per il resto del semestre.

Sono solitamente piuttosto social in corrispondenza dei miei spostamenti oltre-oceanici, ma questa volta non ho condiviso molto, per il semplice motivo che sono scaramantica, ed essendo già di mio piuttosto pessimista, non volevo chiamarmi tutte le sfighe in un momento già di per sé stressante.

Non sono mai stata troppo fortunata con i miei viaggi. Per un qualche motivo arrivo sempre a mettermi in viaggio con carte di credito bloccate, senza soldi sul conto o con voli cancellati o modificati. Beh questa volta una certezza la avevo: se non altro non ero povera. La paga di ore di lavoro era appena arrivata e il mio conto superava i 900$. Una lussuria.

Insomma è Giovedì sera ed ho il mio volo British prenotato per Domenica alle 22.45. Essendo rischioso e complicato rientrare in Italia, opto per la ridente cittadina di Uppsala, in Svezia, dove mia sorella vive da più di un anno. Ho il tempo di impacchettare la mia stanza e far sì che la mia migliore amica trascorra un ventunesimo compleanno un po’ meno deprimente di quel che si prospetta essere.

Bene, non mi dilungo troppo, ma per rendere l’idea:

  • Il mio volo British Airways per Londra viene cancellato Venerdì pomeriggio, facendomi perdere la coincidenza per Stoccolma. Ri-prenoto quindi entrambi i voli, partendo il Lunedì a mezzanotte.
  • Ricevo una mail della British dicendo che tutti i collegamenti per l’Europa vengono interrotti (mai una gioia), a partire da Martedì (una gioia).
  • La sera del Venerdì ricevo una notifica dalla mia banca dicendo che il mio saldo é sceso a 12$. Mi sono stati addebitati per sbaglio più di 940$.
  • Il sabato cerco in tutti i modi di risolvere il problema, perché non mi posso mettere in viaggio con 12 dollari, specialmente in tempi di corona virus, non avendo certezze di riuscire ad entrare nel paese.
  • La Domenica non sono ancora stata rimborsata, mancano 4 ore al mio volo e sono in un hotel di midtown nel pieno di un esaurimento nervoso di fronte a due receptionists che nemmeno si scusano per l’errore e mi suggeriscono di farmi prestare soldi da un amico se veramente ne ho bisogno.
  • L’ex moroso mi scrive 45 minuti prima che arrivi il mio shuttle per l’aeroporto, nonostante ci siamo già accordati di NON vederci. Esasperata dall’intera situazione non rispondo ai suoi messaggi, sperando di passare inosservata fino ad essere su un aereo diretto il più lontano possibile, ma finisce per tendermi un agguato in suo pieno stile, presentandosi sotto casa mia con gli occhi lucidi.

A questo punto sono totalmente rassegnata e sicura di dover affrontare il peggio, tipo un’invasione di cavallette o una pandemia che, ah no, è già in corso.

Io le mie mascherine rosa ci facciamo forti ed affrontiamo la dogana di tre paesi diversi, per poi sbarcare vincitrici nella terra promessa, che sarò onesta, mi aspettavo essere un po’ più mite. La Svezia mi accoglie calorosamente, così come mia sorella e il suo ragazzo, che da una settimana mi hanno come parassita sul loro divano-letto.

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Ebbene si, per i prossimi due mesi sarò di lezioni di danza via webcam a tirare giù i lampadari di casa e via che si vola.

Male, ma non malissimo.

 

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